giovedì 14 gennaio 2010

Nuovi problemi per Google Book Sarch: dopo la Francia anche la Cina dice NO!


Dopo che la Francia ha assestato un duro colpo a Google con la sua multa simbolica, adesso è la Cina a creare non pochi problemi al nuovo servizio di BigG. La società di Mountain View ha infatti digitalizzato dversi volumi cinesi senza stringere accordi con autori ed editori (come era già avvenuto per tutti gli altri paesi all'inizio del progetto) e ad oggi ammette di avere anche scannerizzato alcuni titoli protetti dalle leggi sul copyright cinesi.
Il 12 gennaio Erik Hrtmann - capo del progetto Book Search nell'area asiatoico-pacifica - ha comunicato in un breve messaggio le proprie scuse alla Cina. oltre ad ammettere di non aver mantenuto buoni rapporti con autori ed editori cinesi Hartmann ha promesso che non saranno più scannerizzati libri cinesi fino al raggiungimeto di un accordo con le autorità e le associazioni di categoria della repubblica popolare. Entro marzo 2010 avranno inizio le trattative tra Mountain View e la Chinese Writer Association. Una prcedente proposta di Google era infatti stata rifiutata dal paese asiatico: $60 per ogni titolo e il 63% dei ricavi derivanti dalle attività commerciali della sezione "libri" di Google Search. Si tratta a ben vedere di una richiesta abbastanza ridicola se si pensa che la maggior parte dei libri hanno un valore decisamente superire.
Con tutti i problemi che il paese asiatico sta creando a Google come mai il gigante del web si ostina a volersi imporre in Cina nonostante i titoli di questo paese non siano particolarmente ricercati a livello mondiale (per questioni linguistiche)? La risposta è semplice: in Cina Google non detine il primato come motore di ricerca e vuole far leva su questo nuovo servizio, di cui non dispone Baidu (leader del mercato) per superare la concorrenza.
L'implementazione di Google Book Search è quindi un passaggio chiave per la società americana nel paese asiatico, ma riuscirà Mountain View a far approvare il proprio accordo dopo un così secco rifiuto cinese, una così forte reazione europea, e nuove critiche provenienti proprio dagli Stati Uniti?

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