martedì 19 gennaio 2010

Google Book da vicino...

Dal momento che alcuni hanno risposto "non so, non lo conosco" al sondaggio della scorsa settimana sarà utile analizzare nel dettaglio come funziona il servizio Google Book Search. Grazie a questo servizio è possibile effettuare ricerche nel testo completo di circa sette milioni libri. Ad ogni ricerca, infatti, viene automaticamente consultato l’indice di Google Book Search e appare un elenco di voci correlate alla ricerca; cliccando sul link prescelto appare la pagina del libro relativa, da cui è possibile sfogliare altre pagine e sapere dove si può prendere in prestito o acquistare il libro stesso. Non di tutti i titoli indicizzati, però, è messo a disposizione l’intero testo, infatti i libri di Google Book Search provengono da due fonti differenti il Progetto Biblioteche e il Programma Partner. Per i libri del primo programma ancora protetti da copyright, i risultati appaiono come in un catalogo a schede: vengono mostrate informazioni sul libro e, in genere, alcuni frammenti di testo contenenti il termine di ricerca nel contesto. Per quelli non più protetti da copyright, invece, è possibile leggere e scaricare il testo integrale.
Per quanto riguarda i libri del Programma Prtner è possibili sfogliare alcune pagine in anteprima, e sono inoltre disponibili link alle biblioteche e alle librerie dove è possibile prendere in prestito o acquistare il libro.
Di seguito troverete un video esemplificativo del funzionamento del nuovo servizio di Google.

domenica 17 gennaio 2010

I risultati del sondaggio e... un pò di approfondimento


Cari lettori si è chiuso ieri il sondaggio riguardante la vostra opinione del servizio Google Book Search. Secondo la maggior parte di voi (56%) si tratta di un servizio utile che rispetta il diritto d'autore. L'indubbia utilità e innovatività del servizio non ha bisogno di commenti; riguardo il rispetto del copyright è utile chiarire il concetto di diritto d'autore e i problemi che si sono creati con la nascita delle nuove tecnologie.

Il copyright è un insieme di norme che regolano i rapporti economici e giuridici tra autori, editori e utenti. Alla sua base c'è l'idea che il prodotto dell'attività intellettuale sia appunto un prodotto di cui si possa rivendicare la proprietà, e il cui sfruttamento si può cedere o dare in concessione a terzi. Le prime leggi in materia furono emanate nel Regno d'Inghilterra agli inizi del '700 e trovarono una completa formalizzazione e una generale accettazione solo all'inizio del secolo scorso. La codifica legislativa del diritto d'autore è giunta fino ai giorni nostri pressoché intatta.

I problemi sono sorti con l'avvento dei nuovi media, infatti, la protezione giuridica del diritto d'autore e di copia fa leva su un dato di fatto molto materiale: la produzione e riproduzione fisica di un libro a stampa sono attività complesse; conseguentemente la trasgressione della norma è socialmnte limitata ed effettivamente sanzionabile. Con le nuove tecnologie digitali i costi di riproduzione sono quasi nulli quindi la tendenza alla trasgressione si diffonde socialmente e la sua sanzione diventa inapplicabile.

Siamo dunque in presenza di una profonda contraddizione tra la base tecnica e la forma economico-giuridica della produzione e distribuzione di prodotti intellettuali. Le modalità per il superamento di questa contraddizione sono attualmente oggetto di aspro dibattito teorico, fortemente polarizzato su due posizioni. La prima è quella del no-copyright: per i sostenitori di questo movimento le norme del diritto d'autore non hanno più ragione d'esistere nell'era del digitale visto l'abbattimento dei costi di produzione e riproduzione. A questa posizione si oppone radicalmente il punto di vista dei colossi editoriali, dell'industria dello spettacolo, di buona parte degli autori, affiancati dalle aziende tecnologiche. Secondo questa linea di pensiero il diritto d'autore è funzionalmente indipendente dalla tecnologia di riproduzione e diffusione dell'opera.

Tornando a Google, dunque, si può affermare che in passato Mountain View non ha rispettato il diritto d'autore (scannerizzando senza permessi non solo i libri orfani ma anche quelli coperti da copyright), e il suo comportamento è stato punito con sanzione e azioni legali in tutto il mondo; neanche appellandosi al già citato fair use Google è riuscito a giustificare il suo comportamento.

Ora bigG sta stringendo alcuni accordi secondo i quali pagherà il dovuto agli aventi diritto.


giovedì 14 gennaio 2010

Nuovi problemi per Google Book Sarch: dopo la Francia anche la Cina dice NO!


Dopo che la Francia ha assestato un duro colpo a Google con la sua multa simbolica, adesso è la Cina a creare non pochi problemi al nuovo servizio di BigG. La società di Mountain View ha infatti digitalizzato dversi volumi cinesi senza stringere accordi con autori ed editori (come era già avvenuto per tutti gli altri paesi all'inizio del progetto) e ad oggi ammette di avere anche scannerizzato alcuni titoli protetti dalle leggi sul copyright cinesi.
Il 12 gennaio Erik Hrtmann - capo del progetto Book Search nell'area asiatoico-pacifica - ha comunicato in un breve messaggio le proprie scuse alla Cina. oltre ad ammettere di non aver mantenuto buoni rapporti con autori ed editori cinesi Hartmann ha promesso che non saranno più scannerizzati libri cinesi fino al raggiungimeto di un accordo con le autorità e le associazioni di categoria della repubblica popolare. Entro marzo 2010 avranno inizio le trattative tra Mountain View e la Chinese Writer Association. Una prcedente proposta di Google era infatti stata rifiutata dal paese asiatico: $60 per ogni titolo e il 63% dei ricavi derivanti dalle attività commerciali della sezione "libri" di Google Search. Si tratta a ben vedere di una richiesta abbastanza ridicola se si pensa che la maggior parte dei libri hanno un valore decisamente superire.
Con tutti i problemi che il paese asiatico sta creando a Google come mai il gigante del web si ostina a volersi imporre in Cina nonostante i titoli di questo paese non siano particolarmente ricercati a livello mondiale (per questioni linguistiche)? La risposta è semplice: in Cina Google non detine il primato come motore di ricerca e vuole far leva su questo nuovo servizio, di cui non dispone Baidu (leader del mercato) per superare la concorrenza.
L'implementazione di Google Book Search è quindi un passaggio chiave per la società americana nel paese asiatico, ma riuscirà Mountain View a far approvare il proprio accordo dopo un così secco rifiuto cinese, una così forte reazione europea, e nuove critiche provenienti proprio dagli Stati Uniti?

lunedì 4 gennaio 2010

La Francia assesta un duro colpo a Google


La Francia è stata fin dall'inizio in prima linea contro il servizio Book Search di Google, e, a distanza di tre anni dall'inizio della causa, è arrivata la prima sentenza, ovviamente a favore degli editori francesi. L'azione legale era stata intentata dalla casa editrice La Martiniere con il supporto di SNE (sindacato nazionale degli editori) e SGDL (la Società letteraria) a causa della digitalizzazione senza esplicito consenso di 10.000 volumi della casa editrice francese. Sebbene fosse stato richiesto un risarcimento decisamente superiore, Google dovrà pagare ai francesi solo 300.ooo euro; lo smacco più grande consiste, però, nel fatto che non solo dovranno essere ritirati dal web entro tre mesi i volumi digitalizzati ( con una multa di 10.000 euro per ogni giorno di ritardo), ma che la scannerizzazione dei libri dovrà essere interrotta.
Più che dal punto di vista economico si tratta di una sconfitta per Google per il fatto che si è creato un precedente dal quale potrebbero prendere esempio altri paesi europei e al quale si potrebbero appellare le autorità statunitensi nel prendere una decisione sull'accordo proposto da Google.
Il colosso di Mountain View si difende asserendo che la Francia rimarrà esclusa dall'accesso alla cultura e che questa sentenza segni un passo indietro nel progresso tecnologico e culturale. La pensano diversamente le case editrici francesi e i sindacati per i quali il servizio Book Search non è altro che pirateria organizzata. Una così profonda divergenza d'opinione è dovuta anche alle differenze tra le due legislazioni, e in particolare al concetto di fair use, ovvero gli statunitensi danno particolare importanza al beneficio sociale prodotto dal servizio, mentre i francesi sono più propensi a difendere i detentori del diritto d'autore, anche a scapito di un'innovazione che non può essere rimandata ancora per molto.